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RADON, cosa è, quanto ce n’è e come si gestisce
Il Radon è un gas naturale radioattivo che si forma nel sottosuolo e penetra nelle abitazioni. È presente ovunque, ma si concentra in alcune zone, come nel Lazio e nella Lombardia in varie zona a “macchia di leopardo”. In genere la presenza è maggiore nei sotterranei e nei seminterrati, ma può arrivare anche ai piani superiori attraverso varie vie, tra le quali anche l’acqua.
È riconosciuto da molti anni come agente cancerogeno, in quanto radioattivo. Anche quando non si conosceva la radioattività, i sui effetti sui polmoni erano stati notati già sui minatori, perché questi lavoratori possono essere esposti a forti concentrazioni.
È negli ultimi anzi, grazie anche agli studi dell’Organizzazione Mondiale per la Salute (in inglese WHO) che si è avuto un impulso in tutto il mondo per il controllo e la limitazione della esposizione delle persone. Oggi è riconosciuto come la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo.
Mappa italiana della concentrazione media in Italia: tratta da “RADON guida per la popolazione – ARPA Lazio – ISPRA”
Come e quando il radon è un rischio
Per le sue proprietà è praticamente innocuo all’esterno del corpo umano, ma non all’interno. Quindi respirarlo in grande quantità e a lungo aumenta il rischio, che si alza ancor di più per i fumatori.
La cosa non deve allarmare, infatti è un agente naturale con il quale le specie viventi convivono da sempre.
Però oggi possiamo misurarlo e sappiamo come fare per moderare la sua presenza, quando i livelli sono troppo alti, soprattutto nelle zone e negli edifici più esposti.
Non dobbiamo pensare al radon come ad un male assoluto e non è il caso di preoccuparci nel passare una mezza giornata visitando una catacomba, una grotta o un altro ambiente con radon. Ma le cose cambiano per chi lavora o studia o dorme tutti i giorni in ambienti con alta concentrazione. Per questo già da tempo le direttive europee e la legge italiana prevedono limiti e misure per gli ambienti di lavoro, ma in Italia non sono state ancora recepite le direttive che impongono livelli e misure nelle abitazioni.
I livelli di riferimento raccomandati dalle linee guida internazionali sono tra 100 e 300 Bq/m3, (il Bq/m3 è l’unità di misura della concentrazione di Radon nell’aria che respiriamo). Sopra questi livelli si ritengono opportune azioni di prevenzione e rimedio. Nella figura 2 è riportata la stima della percentuale di abitazioni che potrebbe avere livelli di radono superiori a 100 e 300 Bq/m3.
Stima della frazione di abitazioni che eccedono i livelli di riferimento di 100 Bq/m3 a sinistra e 300 Bq/m3 a destra. Immagini tratte da “RADON guida per la popolazione – ARPA Lazio – ISPRA”
Le leggi sul radon
Per limitare l’esposizione al radon, le direttive europee e le leggi italiane sulla sicurezza sul lavoro impongono da tempo misure e precauzioni. In Italia ed in altri stati, vi sono ancora lacune sull’argomento delle abitazioni civili.
La direttiva europea 2013/59/Euratom impone agli stati membri che non hanno ancora provveduto, di stabilire dei limiti per le abitazioni entro marzo 2018. A riguardo intanto, molti comuni, soprattutto della Lombardia, hanno già da tempo modificato i regolamenti edilizi. La Puglia, infine, ha prodotto una legge regionale.
Le misurazioni
Una verifica della propria abitazione ha un costo molto modesto e permette di stabilire con precisione se vi siano problemi e se sia opportuno o necessario intraprendere azioni e quali, per migliorare la salubrità degli ambienti. È possibile anche acquisire una certificazione utile per la compravendita, oppure fare verifiche rapide che però sono solo indicative.
Per la prevenzione, vi sono anche modalità per misurare il radon nei terreni, cosa che può dare una indicazione sulla necessità o meno di costruire con criteri specifici.
I rimedi
I modi di costruire per prevenire i problemi di radon sono semplici. Nelle case già esistenti, se dalla misura risulta un elevato livello di radon, si possono mettere in atto azioni via via più incisive, a seconda della entità del problema. La più banale è evitare di soggiornare o dormire negli ambienti più esposti o ventilarli meglio. Potrebbe essere necessario verificare, anche con strumenti, la permeabilità ai gas delle superfici. Quindi, in base ai risultati, passare alla sigillatura delle vie di permeazione, alla ventilazione naturale o forzata, alla ventilazione del vespaio e delle intercapedini, ecc.