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Raccolta e deposito di rottami metallici
L’art. 72 del D.lgs. 101/2020 ha stabilito che oltre all’obbligo di fare ispezioni visive e misure di radioattività oltre che sui semilavorati metallici, anche sui rottami. Chi opera in questo campo nel commercio, importazione, raccolta o deposito deve assicurare la sorveglianza radiometrica. I metodi utilizzati per i controlli vengono validati da un esperto di radioprotezione di grado secondo o terzo. Bisogna tenere presente che esistono moltissimi tipi di strumenti per misurare le radiazioni ed è necessario scegliere quelli adatti a questi scopi per non rischiare di incorrere in gravi sviste. L’Esperto oltre a dare il suo parere sulla scelta del tipo strumento, determina anche le modalità per il loro utilizzo. Gli strumenti devono essere tarati periodicamente presso laboratori accreditati e il loro buon funzionamento deve essere verificato con procedure date dall’Esperto. I controlli possono essere effettuati dagli operatori o da loro personale, a patto che ci sia un addestramento verificato dall’Esperto. I controlli sui rottami, la taratura degli strumenti presso laboratori accreditati e i controlli periodici del funzionamento degli strumenti devono essere riportati su registri che vanno tenuti presso la sede.
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Scadenza per i controlli radiologici e valutazioni nelle cave e nelle lavorazioni con rocce ignee
Tra le rocce, i graniti, granitoidi quali sienite e ortogneiss, porfidi, tufo, pozzolana, lava, basalto sono espressamente indicati nella nuova legge sulle radiazioni ionizzanti (D.Lgs. 101/2020), come materiali contenenti radionuclidi di origine naturale in quantità che in linea di principio non possono essere trascurate.
Per cui in base alla nuova legge, gli esercenti di attività che comportano non solo l’estrazione o l’uso o lo stoccaggio di questi materiali, ma anche la produzione di residui o di reflui che li contengano, hanno degli obblighi, la cui prima scadenza è il 31 dicembre 2021.
Infatti essi dovranno far prelevare campioni e farne misurare la radioattività (in termini di radionuclidi ben definiti) da laboratori riconosciuti. Si tratta di laboratori specializzati in radiochimica, a non confondersi con i più “tradizionali” laboratori di analisi chimiche o fisiche sui materiali e sulle acque. Nel caso che i risultati siano trascurabili, campionamenti e misure dovranno essere ripetuti ogni tre anni, o prima se intervengo variazioni rilevanti nei lavori o nei materiali. In caso si rilevino radioattività non trascurabili dovrà essere richiesta ad un esperto di radioprotezione (già detto esperto qualificato nella normativa precedente) una relazione tecnica di valutazione delle dosi.
Le attività produttive coinvolte riguardano anche altre attività e sono determinate dalla legge (D.Lgs. 101 31/0/2020)
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Modificata la normativa sulla radioprotezione
Entrata in vigore la nuova legge sulla radioprotezione. Ricadute immediate su luoghi di lavoro sotterranei, lavoratori delle terme e materiali da costruzione. Entro un anno un Piano Nazionale stabilirà altre regole per il radon nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni.
Il 31 luglio 2020 è entrata in vigore in Italia una nuova legge che riscrive in parte le norme sulla radioprotezione. Le novità sono tante, troppe per essere elencate in un articolo. Accenniamo ad alcuni cambiamenti. Per il radon: abbassati i limiti considerati sicuri per i sotterranei e per i lavoratori nelle terme, i limiti verranno applicati anche alle abitazioni. Per i materiali da costruzione: sono precisati gli obblighi di analisi da parte dei produttori. Per rottami e semilavorati metallici: confermato l’obbligo di controlli nella gestione di rottami e nell’importazione di semilavorati metallici.
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Radon in Puglia. in scadenza i primi adempimenti della legge regionale pugliese sul radon nei locali aperti al pubblico.
Per la legge regionale 30/2016, dopo le modifiche e le proroghe apportate dalla legge regionale 36/2017, stanno arrivando le prime scadenze. Gli esercenti di attività con locali posti al piano terra, seminterrati o interrati aperti al pubblico, entro il 9/11/2017 dovranno apporre i dosimetri per la misura del radon. Fanno parte degli edifici coinvolti anche quelli strategici di cui al D.M. 14.01.2008 e destinati all’istruzione, compresi gli asili nido e le scuole materne. E’ prevista una deroga per ambienti al piano terra con estensione totale inferiore a 20 mq.
La misura in totale dura un anno, nel quale saranno usati due dosimetri in successione, uno per il primo semestre (autunno-inverno) e l’altro per il secondo. Alla fine della misura, il laboratorio che fornisce i dosimetri emette un certificato di misura che l’esercente deve poi inviare al Comune e all’ARPA, entro diciotto mesi dal 11/8/2017. Mettiamo in guardia da questo, che può divenire un punto delicato. Infatti poiché i dosimetri sono forniti da laboratori accreditati, per come sono effettuate le valutazioni, nel referto delle misure dovranno necessariamente apparire la date in cui i dosimetri sono stati messi e tolti dal locale.
Il mancato invio dell’esito delle misure comporta una intimazione da parte del comune ed infine la sospensione dell’agibilità.
Molto utili possono essere le FAQ sull’applicazione della legge, pubblicate sul sito dell’ARPA Puglia: http://www.arpa.puglia.it/web/guest/faq_radon_lr
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Ritrovamento di manufatti radioattivi in materiali elettronici destinati al riciclo
In un articolo comparso sul giornale on line “Il Tirreno” – Edizione Livorno, nella sezione Toscana Economia, è comparso un articolo, il 16 agosto 2017, relativo al rinvenimento di materiale radioattivo. Sembra si tratti di dispositivi elettronici probabilmente considerati come materiale destinato al riciclo o al recupero di metalli.
Soprattutto in passato elementi radioattivi come il Radio ed il Torio venivano usati nella elettronica o nella realizzazione di oggetti fosforescenti. Esempi sono i quadranti di orologi o di strumenti visibili anche nel buio e alcune valvole elettroniche. Pertanto il mercato di materiale vintage o di vecchi materiali tecnologici destinati al riciclo, comporta il rischio di imbattersi in oggetti contenenti elementi radioattivi, anche in quantità non consentite dalla legislazione attuale.
Per fortuna si tratta in genere di quantità che non comportano rischi immediati, ma l’esposizione indebita è comunque da evitare.
Immagine By Alex Proimos from Sydney, Australia (E-Waste Recycling)
[CC BY 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons, con modifica.
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La radioattività naturale nei materiali da costruzione
La radioattività naturale ha gli stessi effetti negativi della radioattività artificiale. Eppure è presente dappertutto, anche negli esseri viventi. Quindi non è possibile non entrare in contatto con la radioattività naturale, ma è possibile limitarne l’influenza sulla nostra vita tenendola sotto controllo, evitando di restare in contatto o vicinanza per lunghi tempi con materiali e sostanze, che ne contengono parecchia.
Tutte le rocce contengono tracce di elementi radioattivi che, in alcuni casi sono più concentrati. La maggiore fonte di rischio da radiazioni naturali nelle rocce proviene dall’Uranio, Torio e Potassio (Potassio 40).
Questi sono elementi radioattivi detti “primordiali” in quanto si formano nelle stelle che, esplodendo, li spargono nello spazio. Rimangono quindi imprigionati nelle rocce al formarsi dei pianeti. L’Uranio ed il Torio, in particolare, non solo sono radioattivi, ma si tramutano in altri elementi radioattivi, come il Radon, di cui sono i progenitori.
I materiali più radioattivi
Quindi tutti i materiali da costruzione provenienti dalle rocce contengono questi radionuclidi, ma alcuni hanno un livello più elevato di radioattività (es. tufo vulcanico, basalto, peperino, granito, sabbie zirconifere) e sono utilizzati come materiali da costruzione o per prepararne alcuni tipi (es. piastrelle, mattoni). Detti materiali da costruzione quindi sono sia sorgenti di radiazione che produttori di Radon.
Per questo l’importazione e l’impiego dei materiali per l’edilizia in alcuni paesi, anche europei, prevede la loro certificazione. La certificazione avviene mediante la misura di Uranio Torio e Potassio 40 ed il calcolo di un parametro, che si chiama “indice di attività”.
Nella tabella è riportata la presenza di Uranio, Torio e Potassio 40 in alcuni campioni rocce utilizzate nell’edilizia. Nella colonna di destra è calcolato anche l’indice di attività.
Le nuove leggi
La direttiva europea 2013/59/Euratom impone a tutti gli stati membri di introdurre a breve limiti e controlli relativi ad alcuni materiali per la loro commercializzazione e messa in opera.
In particolare i materiali con più alta attività potranno essere utilizzati, ma con garanzie tali da ridurre efficacemente l’esposizione del pubblico.
Inoltre i nostri produttori sono già alle prese con questo tipo di verifiche per l’esportazione nei paesi che le richiedono.
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Legge della Regione Puglia sul Radon nelle abitazioni
È stata approvata dalla Regione Puglia la legge regionale sul radon negli ambienti confinati, tra cui le abitazioni.
Benché la Puglia non sia tra le regioni più esposte a questo agente nocivo, il consiglio ha voluto comunque procedere alla regolamentazione per mantenerne il controllo.
La legge prevede limiti di concentrazione del radon sia nei nuovi edifici, pena la non agibilità, sia in edifici esistenti.
Riferimento:
Legge regionale 3 novembre 2016, n. 30 “Norme in materia di riduzione dalle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas ‘radon’ in ambiente confinato”, pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Puglia del 4 novembre 2016, n. 126
Collegamento ipertestuale al bollettino eg. Puglia: http://beta.regione.puglia.it/documents/10192/4845000/Bollettino+numero+126+-+Ordinario+-+anno+2016/d97ba565-7f35-467b-a49a-2523e57271f5;jsessionid=943FDCEFF3CF5CAA6D686EAFA3B3C50B?version=1.0
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RADON, cosa è, quanto ce n’è e come si gestisce
Il Radon è un gas naturale radioattivo che si forma nel sottosuolo e penetra nelle abitazioni. È presente ovunque, ma si concentra in alcune zone, come nel Lazio e nella Lombardia in varie zona a “macchia di leopardo”. In genere la presenza è maggiore nei sotterranei e nei seminterrati, ma può arrivare anche ai piani superiori attraverso varie vie, tra le quali anche l’acqua.
È riconosciuto da molti anni come agente cancerogeno, in quanto radioattivo. Anche quando non si conosceva la radioattività, i sui effetti sui polmoni erano stati notati già sui minatori, perché questi lavoratori possono essere esposti a forti concentrazioni.
È negli ultimi anzi, grazie anche agli studi dell’Organizzazione Mondiale per la Salute (in inglese WHO) che si è avuto un impulso in tutto il mondo per il controllo e la limitazione della esposizione delle persone. Oggi è riconosciuto come la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo.
Mappa italiana della concentrazione media in Italia: tratta da “RADON guida per la popolazione – ARPA Lazio – ISPRA”
Come e quando il radon è un rischio
Per le sue proprietà è praticamente innocuo all’esterno del corpo umano, ma non all’interno. Quindi respirarlo in grande quantità e a lungo aumenta il rischio, che si alza ancor di più per i fumatori.
La cosa non deve allarmare, infatti è un agente naturale con il quale le specie viventi convivono da sempre.
Però oggi possiamo misurarlo e sappiamo come fare per moderare la sua presenza, quando i livelli sono troppo alti, soprattutto nelle zone e negli edifici più esposti.
Non dobbiamo pensare al radon come ad un male assoluto e non è il caso di preoccuparci nel passare una mezza giornata visitando una catacomba, una grotta o un altro ambiente con radon. Ma le cose cambiano per chi lavora o studia o dorme tutti i giorni in ambienti con alta concentrazione. Per questo già da tempo le direttive europee e la legge italiana prevedono limiti e misure per gli ambienti di lavoro, ma in Italia non sono state ancora recepite le direttive che impongono livelli e misure nelle abitazioni.
I livelli di riferimento raccomandati dalle linee guida internazionali sono tra 100 e 300 Bq/m3, (il Bq/m3 è l’unità di misura della concentrazione di Radon nell’aria che respiriamo). Sopra questi livelli si ritengono opportune azioni di prevenzione e rimedio. Nella figura 2 è riportata la stima della percentuale di abitazioni che potrebbe avere livelli di radono superiori a 100 e 300 Bq/m3.
Stima della frazione di abitazioni che eccedono i livelli di riferimento di 100 Bq/m3 a sinistra e 300 Bq/m3 a destra. Immagini tratte da “RADON guida per la popolazione – ARPA Lazio – ISPRA”
Le leggi sul radon
Per limitare l’esposizione al radon, le direttive europee e le leggi italiane sulla sicurezza sul lavoro impongono da tempo misure e precauzioni. In Italia ed in altri stati, vi sono ancora lacune sull’argomento delle abitazioni civili.
La direttiva europea 2013/59/Euratom impone agli stati membri che non hanno ancora provveduto, di stabilire dei limiti per le abitazioni entro marzo 2018. A riguardo intanto, molti comuni, soprattutto della Lombardia, hanno già da tempo modificato i regolamenti edilizi. La Puglia, infine, ha prodotto una legge regionale.
Le misurazioni
Una verifica della propria abitazione ha un costo molto modesto e permette di stabilire con precisione se vi siano problemi e se sia opportuno o necessario intraprendere azioni e quali, per migliorare la salubrità degli ambienti. È possibile anche acquisire una certificazione utile per la compravendita, oppure fare verifiche rapide che però sono solo indicative.
Per la prevenzione, vi sono anche modalità per misurare il radon nei terreni, cosa che può dare una indicazione sulla necessità o meno di costruire con criteri specifici.
I rimedi
I modi di costruire per prevenire i problemi di radon sono semplici. Nelle case già esistenti, se dalla misura risulta un elevato livello di radon, si possono mettere in atto azioni via via più incisive, a seconda della entità del problema. La più banale è evitare di soggiornare o dormire negli ambienti più esposti o ventilarli meglio. Potrebbe essere necessario verificare, anche con strumenti, la permeabilità ai gas delle superfici. Quindi, in base ai risultati, passare alla sigillatura delle vie di permeazione, alla ventilazione naturale o forzata, alla ventilazione del vespaio e delle intercapedini, ecc.